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Viaggi della Memoria / Campo di concentramento di Auschwitz

Viaggio della Memoria al Campo di concentramento di Auschwitz Birkenau

 

Auschwitz II Birkenau – Auschwitz I Stammlager

Vi proponiamo due percorsi ben distinti, seguendo i due differenti destini di un deportato ad Auschwitz: l’inabile al lavoro, che era subito condannato alle camere a gas di Auschwitz II Birkenau; l’abile che periva invece lentamente, tra duro lavoro, fame e stenti nei campi dell’arcipelago Auschwitz.

La visita inizierà alla Judenrampe, dove si fermavano i treni e i deportati erano selezionati. Gli ebrei erano appunto annoverati tra le cosiddette “razze inferiori” e stigmatizzati come nemici assoluti del Terzo Reich. Andremo poi a Birkenau, con le altre rampe per la selezione, le camere a gas e i forni crematori… La nostra visita proseguirà a Auschwitz I che invece è il simbolo del programma di epurazione razziale e riduzione culturale imposte dai nazisti. Con i suoi blocchi in muratura, il cinico ingresso con la scritta Arbeit Macht Frei (“Il Lavoro Rende Liberi”) e gli allestimenti museali, si presta bene alla comprensione della dottrina fascista intesa a dividere il mondo in dominatori e dominati.

 

Auschwitz III – Buna / Monowitz e Primo Levi

A causa della crescente quantità di prigionieri selezionati ai lavori forzati, divenne necessario costruire altri Lager, utilizzando come manodopera gli stessi deportati, e, tra il marzo 1941 e il febbraio del 1942, nacque anche il plesso di Auschwitz III – Buna, nella località di Monowitz, oltre a ben altri quaranta sottocampi. Era situato a sette Km dal campo principale, vicino alla fabbrica che il gruppo industriale IG Farben voleva costruire per produrre gomma sintetica, ed era per questo detto Buna. Conosciamo il campo di Monowitz dai libri di Primo Levi perché qui vi fu internato come chimico, quindi abile allo sforzo bellico.

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Ingresso ad Auschwitz I Foto di Kevin Wallis CC BY-SA 2.0

Blocco 24, Auschwitz I Foto di Ben Tilley CC BY-SA 2.0

Ingresso e Judenrampe, Birkenau Foto di Rachel Titiriga CC BY-SA 2.0