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Di Memoria, Pietre d’Inciampo e assenze dopo i fatti di Roma

Sembra che non possa esserci pace per le vittime delle leggi razziali e della deportazione, nonostante i settantatre anni trascorsi dalla fine della Seconda guerra mondiale e l’apertura dei campi di sterminio, prigionia e lavoro.

Non c’è pace ma non solo perché esistono ancora persone che si ostinano a negare l’Olocausto; quanto per persone che non rimangono sgomente di fronte al meccanismo delle camere a gas e difendono le idee alla base del fascismo e del nazismo; e per quanti, pur sinceramente colpiti da morti assurde ed insensate, invocano lo stesso trattamento oggi per le altre categorie sopra descritte.

Usiamo il linguaggio e i mezzi di comunicazione a nostra disposizione con molta leggerezza ignorandone la risonanza e le conseguenze. Non riteniamo più essenziale informarci, documentarci, capire prima di pubblicare – o meglio postare – opinioni, prima di aderire a una campagna mediatica o a un linciaggio morale; spesso non conosciamo che quanto ci viene offerto dalle homepage delle testate giornalistiche o quanto postano amici social e, soprattutto, lo riteniamo sufficiente.

Cara viaggiatrice e Caro Viaggiatore,

Qualche settimana fa come staff de I Viaggi della memoria stavamo lavorando alla comunicazione e un collega ci metteva in guardia sul dare per scontato che, al di fuori di un certo ambito professionale, le persone sapessero chi sono I Giusti tra le nazioni oppure cosa siano le Pietre d’Inciampo.

Era un’ottima osservazione.

Qualche tempo dopo però, poco prima di Natale, nel centralissimo rione Monti a Roma, sono state divelte e rubate venti Pietre d’Inciampo dedicate ad altrettante vittime della Shoah. Improvvisamente l’indignazione è esplosa sulle pagine – perfino quelle stampate – dei giornali, su Facebook, fin sul giovanilissimo Instagram, e tutti gli italiani discutevano di lager e arte della memoria.

In quel frangente, sempre il nostro saggio collega ha detto: beh, ora è il momento per parlare delle Pietre, ora che chi ci legge sa di cosa raccontiamo.

Ovviamente nessuno se ne è rallegrato ma si, è il caso di scriverne proprio ora che è un argomento “caldo” e arrivare così a far conoscere a un pubblico molto più vasto le biografie dei deportati razziali e politici.

Tuttavia accanto a queste considerazioni ce n’è un’altra che vogliamo condividere con voi: la cosa sorprendente di questo atto di spregio consumatosi a Roma è che i meno indignati siamo probabilmente stati noi; noi che da anni lavoriamo per diffondere una conoscenza storica di ciò che sono stati fascismo e nazismo; noi che – collaborando con Istoreco – abbiamo posato oltre cinquanta Pietre d’Inciampo in provincia di Reggio Emilia assieme al loro creatore, l’artista Gunter Demnig.

Come mai?

E’ semplice: noi con queste amnesie ci facciamo i conti quotidianamente e conosciamo quanto studio, lavoro di archivio e didattico vada fatto per dare un senso ai piccoli sanpietrini incastonati nel selciato; perché ogni giorno dobbiamo spiegare il senso del nostro lavoro affinché qualcuno scelga di farsi raccontare una storia, di farsi accompagnare in un luogo di memoria; far capire a istituzioni e docenti quanto possa essere d’attualità studiare la Prima guerra mondiale e il pacifismo, il colonialismo e il fascismo, il nazismo e le stragi, non per fare archeologia ma per dotarci di strumenti riflessivi utili al nostro essere cittadini qui ed ora.

Insomma, per fornire strumenti e abituare a fare domande.

Quelle pietre rubate, quei buchi sull’asfalto, sono una logica conseguenza di una società che vive nel perenne presente, nell’immediato, che ieri non sapeva cosa fossero e perché ci fossero le Pietre d’Inciampo, e non lo saprà domani.

Con quel buco ci facciamo i conti ogni giorno, con quella brutalità cieca e ignorante ci confrontiamo ogni qualvolta pubblichiamo notizie sui nostri canali social. Quel buco è ciò che andiamo riempiendo con ogni nostro piccolo gesto lavorativo e sappiamo che, se non ci fossero istituti storici, viaggi della memoria, docenti attenti e curiosi, quel buco sarebbe decisamente più grande.

A Roma quell’amnesia è divenuta evidente per alcuni giorni ma le Pietre da anni sono ovunque in Europa – oltre 62.000 – ma non ci sono orde di persone alla loro posa o attente alla loro conservazione, eppure si continua a metterle per raccontare di singole vite strappate a case e affetti per una presunta superiorità razziale di chi li ha arrestati e deportati.

Le Pietre d’Inciampo rendono tangibile la vita che c’era in una particolare strada o palazzina prima delle leggi razziste fasciste e quel buco, creato nel selciato romano senza che nessuno vedesse o sentisse nulla, nonostante tutto non riesce a distrarre dall’assenza di morte creata dai lager anche grazie – ne siamo convinti – al nostro lavoro e a quanti, come voi che ci state leggendo, continuano a fare domande alla storia.

Tutte le Pietre d’Inciampo posate in provincia di Reggio Emilia, con le biografie delle persone ricordate ricostruite da studenti durante laboratori didattici, sono consultabili sul sito www.ilfuturononsicancella.it

Posa della Pietra a Celso Ruffaldi, Castelnovo ne’ Monti (RE) Foto A. Mainardi – Istoreco

Pietra d’Inciampo a Oreste Sinigaglia, Reggio Emilia Foto A. Mainardi – Istoreco

Posa della Pietra a Ivo Carra con G. Demnig, Guastalla (RE) Foto A. Mainardi – Istoreco