
La Tregua di Natale: un calcio oltre la trincea
La storia a cui solitamente siamo abituati dai manuali e programmi scolastici è scandita da guerre, conferenze diplomatiche per risolverle ed è piena di uomini: regnanti, politici, soldati, sarà per questo motivo che alcuni episodi – conosciuti solo dagli appassionati e talvolta scoperti dal cinema – diventano soprendenti, perché raccontano aneddoti insoliti, talvolta incredibili e in grado di ribaltare completamente l’immagine mentale di una data epoca o di un evento.
Cara Viaggiatrice, Caro viaggiatore
oggi vogliamo proprio raccontarti una di queste storie incredibili ambientata nella Prima guerra mondiale, di cui da poco si è celebrato il Centenario della conclusione. Una storia che forse conoscerai, grazie al film e ai tanti articoli degli ultimi anni: la Tregua di Natale.
Siamo nel 1914, fronte occidentale nelle Fiandre. Si è da poco combattuta la battaglia di Ypres al termine della quale le trincee, dopo l’illusione di una “Guerra lampo”, sono diventate la quotidianità per migliaia di soldati.
I militari di entrambi gli schieramenti sono stremati, dormono in letti di fango e gelano sotto la neve; solo gli auguri dei superiori e qualche regalo mandato per posta dalle famiglie ricorda loro che è la vigilia di Natale.
La nostalgia punge e qualcuno inizia a cantare e a bere per dimenticare il luogo in cui si trova. Presto ci si accorge che chi è dall’altra parte, nella trincea di fronte, sta facendo la medesima cosa solo in un’altra lingua. E allora i canti si alzano di volume come per incontrarsi e diventano un tutt’uno. Si osa sollevare la testa oltre il fossato ma non si rischia di perderla, si cammina sul campo di battaglia ma non si muore.
Inizia così la Tregua di Natale, un cessate il fuoco spontaneo in cui i franco-inglesi da una parte e i tedeschi dall’altra depongono le armi, cantano assieme e si scambiano doni.
Il giorno dopo la tregua continua, permettendo agli schieramenti di seppellire i rispettivi morti e di celebrare funzioni religiose a cui tutti partecipano, come per condividere quello strano momento di sospensione della violenza.
A un certo punto spunta anche un pallone e si organizzano partite di calcio: tedeschi contro inglesi. Il calcio non era ancora uno sport molto famoso ma era già diffuso, perché ha il pregio di potersi giocare con una palla di stracci cuciti, due sassi a far da porta, regole semplici e divertimento assicurato.
La “terra di nessuno”, quel luogo conteso e compreso fra le opposte trincee, senza identità e cosparso di cadaveri, diventa per alcuni giorni terra di tutti, campo da calcio, luogo di incontro.
Di tregue ce ne sono molte altre negli anni successivi, in diversi punti del fronte, tuttavia, man mano che la guerra si prolunga e che le perdite aumentano, questi momenti divengono sempre più rari e molti dei partecipanti puniti dai superiori. Per ostacolare la diffusione di pericolosi gesti di intesa i comandi – di tutti gli schieramenti – decidono sempre più di trasferire rapidamente i battaglioni da un campo di battaglia a un altro in modo da non lasciare il tempo di fraternizzare con il nemico.
Per scoraggiare le tregue i generali aumentano le incursioni alle trincee avversarie nei giorni prima delle festività e minacciano pesanti ripercussioni contro chi dovesse disobbedire agli ordini.
Di questi momenti di umanità si è venuto a conoscenza tardi – fatta eccezione per qualche sporadico articolo durante la guerra accusato però di disfattismo-, soprattutto grazie ad alcuni storici che cercarono di ricostruire il trauma dell’esperienza delle trincee attraverso le lettere inviate dai soldati alle proprie famiglie; qui, talvolta, si trovano raccontate partite di pallone con il nemico e la descrizione di scambi. Fu così che la partita di calcio di Ypres, certamente una delle prime, grazie anche ad alcune straordinarie fotografie è divenuta il simbolo di quegli incontri, di una guerra voluta troppo in alto per essere evitata ma davvero poco condivisa da chi dovette viverla.
Proprio in una di queste lettere si è poi scoperto il risultato della partita: ma importa realmente?
Sarà banale scriverlo ma inevitabile: probabilmente, quel giorno senza morti, vinsero tutti.

Tregua di Natale, autore anonimo, CC BY-SA 2.0

Gruppo di soldati, 25 dicembre 1914, autore anonimo, CC BY-SA 2.0

Soldati Prima guerra mondiale, autore anonimo, CC BY-SA 2.0