Viaggio della Memoria a Trieste
Elegante e sorprendente Trieste è stata la città di Italo Svevo, di Umberto Saba e di James Joyce oltre che dello splendore un po’ decadente mitteleuropeo.
Trieste per tutto il Novecento è stata teatro di svolte, cambiamenti e violenze. Ha sofferto soprattutto i cambiamenti politici avvenuti fra la prima e la seconda guerra mondiale quando, con la sua annessione all’Italia, la popolazione germanofona abbandonò la città.
Il primo dopoguerra ha coinciso con periodo d’involuzione culturale, oltre che economico non essendo più il porto per eccellenza di un impero potente come l’austro-ungarico, periodo che peggiorò con l’avvento del fascismo.
La politica fascista fu chiara fin dai primi passi. Mussolini stesso disse a Pola, durante un comizio nel settembre del 1920: “Di fronte a una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche. Io credo, che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani.”
Oggi Trieste è una delle città culturalmente più ferventi ed affascinanti d’Italia: le architetture di matrice austriaca armonizzano con una tempra urbana e sociale di grande spessore, testimone di una complessa storia sociale e politica.
Risiera di San Sabba. Foto di F. Panozzo
Trieste, Narodni Dom. Foto di F. Panozzo
Trieste, libreia Saba. Foto di F. Panozzo
Alcune delle cose che si possono fare a Trieste
Da noi non troverete viaggi preconfezionati, ma sviluppiamo ogni volta proposte su misura.
Stelli commemorative e rievocative, Gonars (UD)
Il Campo di concentramento di Gonars
Il campo fascista fu costruito nel 1941 prevedendo l’arrivo di prigionieri dal fronte russo, che non vennero mai. Il campo fu così utilizzato per i civili della provincia di Lubiana, annessa all’Italia, che cercarono di resistere all’invasore. Le autorità fasciste vi deportarono intere popolazioni per rappresaglia.
Ingresso Risiera di San Sabba, Trieste Foto Sam Leach CC BY-SA 2.0
Civico museo della Risiera di San Sabba
Il complesso per la pilatura del riso venne utilizzato dai nazisti come campo di prigionia per i militari italiani arrestati dopo l’Armistizio, poi come campo per lo smistamento dei deportati in Germania e Polonia, e per l’eliminazione di partigiani, detenuti politici ed ebrei. Nel 1944 venne messo in funzione un forno crematorio poi distrutto dai nazisti in fuga.