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Il Confine orientale italiano: una storia complessa, tra guerra e nazionalismi

Cara Viaggiatrice, caro Viaggiatore,

aspettiamo con trepidazione il momento in cui potremo tornare a condividere insieme il tempo di un viaggio “lento” come quelli che piacciono a noi, ma nel frattempo vogliamo portarti in un luogo ricco di fascino, dalla storia complessa e dalla memoria problematica: il confine orientale.

Il confine orientale
Il confine Est della penisola italiana venne ridefinito alla fine della Prima guerra mondiale. Con il trattato di Rapallo (1920) Pola, Zara, Trieste e Gorizia entrarono a far parte del Regno d’Italia. Si trattava di territori abitati da italiani, croati e sloveni, dove la presenza dei nazionalismi cominciò presto ad avere un suo peso e dove, da subito, il fascismo portò avanti una dura politica di italianizzazione che indicava la parte slava della popolazione come nemico interno e ne predicava la radicale cancellazione della cultura: attraverso il divieto dell’uso di lingue diverse dall’italiano, l’imposizione del cambio dei cognomi, il ripensamento della toponomastica…

La guerra
Nel 1941 l’esercito italiano e l’alleato tedesco invasero la Jugoslavia. Contro la popolazione civile fu portata avanti una guerra particolarmente aspra. Spietate furono le repressioni fasciste nei confronti dei partigiani locali e contro coloro, singoli o interi villaggi, che venivano accusati di appoggiarli. Nel 1942, sull’isola di Arbe (Rab), il regime d’occupazione italiano creò un campo di concentramento destinato ad “ospitare”, in condizioni disumane, civili slavi.

Le foibe
La popolazione civile fu al centro delle repressioni anche nell’autunno del 1943 quando, dopo l’8 settembre, l’esercito jugoslavo riuscì a prendere, anche se per un tempo limitato, il controllo di parte dei territori italiani. A essere passati per le armi furono non solo esponenti del fascismo e persone di tutte le etnie sospettate di collaborazionismo, ma, più in generale, commercianti e piccoli possidenti, per la maggior parte italiani. In alcuni casi, i loro corpi furono occultati e gettati nelle cavità tipiche del suolo carsico: le foibe.
Una seconda e più ampia ondata di esecuzioni di massa si ebbe nella primavera del 1945. Per un anno e mezzo il confine orientale era stato oggetto di un’occupazione nazista diretta, supportata dalle truppe della Repubblica sociale italiana, fatta di violenze, rastrellamenti e stragi di civili, politiche del terrore, al termine del quale le truppe jugoslave avanzarono fino a Trieste.
Molti furono gli esponenti di spicco della comunità italiana ad essere arrestati e rinchiusi in campi di internamento. Molti, in particolare fra quanti si opponevano al progetto titino di una Jugoslavia comunista, morirono in prigionia o furono uccisi. Parte dei loro corpi furono infoibati.

Oggi
Oggi il confine Est della penisola italiana è tornato a parlare italiano, sloveno, croato; è segnato da cicatrici profonde come le gole che si aprono nel suo terreno, ma ha storie affascinanti e complesse da raccontare.

Per approfondire
Sulla pagina Facebook della biblioteca del Comune di Campagnola Emilia puoi rivedere la conferenza di Fabrizio Solieri (Istoreco) Il confine orientale italiano, una storia complessa.

Ti piacerebbe andare a scoprire i luoghi di cui ti abbiamo parlato? Compila questo modulo: ci aiuterà a ricordarci del tuo interesse per questa meta/argomento specifico in modo da poterti segnalare il prossimo viaggio in partenza o un’iniziativa che ne parla.

Il campo di concentramento di Arbe (Rab) – CC BY-SA 3.0

I territori sloveni e croati occupati dopo l’aggressione italiana del 1941 – CC BY-SA 3.0

La Grotta Plutone, parte del lavoro fotografico “Foibe”, 2016, di Sharon Ritossa – CC BY-SA 3.0