Rivoluzione e continuità nella storia delle bandiere
Un viaggio nel simbolo nazionale
Oggi, 7 gennaio 2020, ricorre l’anniversario della nascita del Tricolore, la bandiera dello Stato italiano la cui storia tuttavia, più che di confini nazionali, racconta di ideali universali, divenuti poi appannaggio di alcune classi sociali più che di altre nel corso dell’Ottocento.
Cara viaggiatrice, Caro viaggiatore,
oggi vogliamo ripercorrere con te questa vicenda.
Siamo nella penisola italiana, anno 1797 in un mondo profondamente modificato dall’impatto politico, sociale e psicologico della rivoluzione francese n cui l’ordine costituito – reso sacro dal mandato divino a regnanti e nobiltà, sancito dalla Chiesa – era stato messo in discussione prima e sovvertito poi.
I principi e le rivendicazioni alla base di quello sconvolgimento – libertà, uguaglianza e fraternità – esaltavano sia le masse sia gli intellettuali mentre terrorizzavano i potenti, non più intoccabili come dimostrato dalla condanna a morte di Luigi XVI e Maria Antonietta.
La Francia ha un esercito agguerrito per difendere la propria autonomia ed espandere la rivoluzione per meglio proteggersi dai nemici esterni. l’Italia diviene così campo di battaglia e terreno di conquista per l’intraprendente generale Napoleone Bonaparte.
La città di Reggio Emilia, da tempo ormai insofferente alla politica, soprattutto economica, del duca d’Este, insorge cacciando in autonomia Ercole III e anticipando sul tempo le armate francesi.
Nasce il Tricolore
Il 7 gennaio 1797 i rappresentanti delle città emiliane ormai libere di amministrarsi – Reggio, Modena, Bologna e Ferrara- si riuniscono a Reggio per costituire la Repubblica Cispadana, nuovo stato a cui devono assegnare un vessillo di rappresentanza inevitabilmente ispirato alla bandiera simbolo della rivoluzione, quella francese blu, bianca e rossa per sottolineare anche a colpo d’occhio il legame ideale. Vengono così scelti i colori verde, bianco e rosso (già utilizzati tra l’altro in campo militare).
Dalla clandestinità a bandiera del Regno
Con la Restaurazione nel 1815 la bandiera dei ribelli viene messa al bando, mentre l’istinto rivoluzionario e innovatore di alcune frange della popolazione continua a progettare futuro in clandestinità. Nei moti del 1831 il Tricolore torna a sventolare per poi rifugiarsi nuovamente nell’ombra; diventerà progressivamente di moda dal 1848 quando Carlo Alberto di Savoia dichiarerà guerra all’Austria, dominatrice della penisola, facendo così del Tricolore la bandiera dell’indipendenza e della nazionalità italiana, ora arricchita dello stemma sabaudo– la croce bianca in campo rosso orlato di azzurro. La corona in cima alla croce arriverà successivamente, con la progressiva unificazione italiana a marchio Savoia. Sarà questa infatti la bandiera del Regno d’Italia, proclamato il 17 marzo 1861, e tale rimarrà fino al referendum del 1946, quando venne scelta dagli elettori la forma di governo repubblicana.
L’oggetto “bandiera” nacque anticamente come segno identificativo di un’appartenenza. Tralasciando il mondo antico e l’impero romano, in epoche più recenti le bandiere riportavano gli stemmi araldici e dinastici dei signori delle terre, colori necessari in guerra a distinguere gli schieramenti. Le prime insegne nazionali riproponevano inevitabilmente lo stemma e i colori della famiglia regnante.
Ecco il perché della bandiera bianca per dichiarare la resa in battaglia oppure la necessità anche dei pirati dal Seicento in poi di dotarsi di un proprio simbolo distintivo come la famosa Jolly Roger- raffigurante un teschio e due ossa incrociate – per scimmiottare gli Stati nazionali ma non solo. Con i pirati infatti assistiamo all’uso psicologico della bandiera, non più solo identificativo di un’appartenenza territoriale, dove il terrore ispirato spesso favoriva la resa immediata senza scontri e, considerando che il mare era la principale via di commercio, i preziosi carichi rimanevano intatti. Se la preda però non si consegnava gli assalitori issavano la bandiera rossa simbolo, fin dal medioevo, di una conquista sanguinosa.
L’uso psicologico diventerà dopo la rivoluzione francese anche ideologico con la diffusione di bandiere e simboli politici. Appunto la francese ripresa ad esempio dall’Italia e la stessa bandiera italiana – il cui Risorgimento ispirerà intellettuali, poeti e letterati, rendendone le pene patriottiche molto ammirate – ispirerà la messicana e l’irlandese per citare solo un paio di esempi.
La bandiera rossa diventerà invece e casualmente lo stendardo degli oppressi, degli ultimi e, successivamente, dei partiti e movimenti che se ne fecero portavoce.
È evidente a questo punto l’acume politico dei Savoia e di Cavour che seppero appropriarsi della bandiera del cambiamento unendovi il proprio stemma dinastico, di fatto colonizzando l’ideale per giungere ad estendere i propri domini tramite l’unificazione della penisola guidata dal Piemonte, regione trainante a livello economico e culturale.
La “piemontesizzazione” viene resa goffamente evidente dal titolo di re d’Italia che Vittorio Emanuele II di Savoia assunme mantenendo il genealogico”II” anziché passare al “I” data la nuova era, ma si sa, nonostante i sogni di grandezza, la famiglia viene prima di tutto e, in questo caso, la continuità anche nella firma era garanzia del mantenimento dello status quo.
Dall’Unità d’Italia in poi inizia un’altra storia dove saranno sempre più protagoniste le bandiere politiche.
Un fatto è certo ripercorrendo la storia del Tricolore, sempre più ci si dimentica dell’origine di quelle tre bande verticali che inneggiavano alla libertà, all’uguaglianza e alla fratellanza tra i popoli senza distinzioni religiose e, almeno sulla carta, di sesso e “razza”.
Il governo di un’antica famiglia nobiliare come quella dei Savoia modellerà un’altra politica segnando anche la cultura e l’immaginario fino ai nostri giorni, come dimostra la dicitura di “azzurri” per gli sportivi italiani impegnati in competizioni internazionali, eredità dello stemma sabaudo.
Ogni territorio ha attraversato le epoche riportando segni e cicatrici, le bandiere non sono da meno e fanno parte di questa eredità.
Tricolore con stemma sabaudo Foto Wikipedia CC BY-SA 2.0
La bandiera Jolly Roger Foto Wikipedia CC BY-SA 2.0
Carlo Bossoli: Corteo reale all’apertura del Parlamento del Regno d’Italia Foto Wikipedia CC BY-SA 2.0
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